“L’esistenza è transitoria e incostante. Liberare la mente dalla ricerca della perfezione. Apprezzare i difetti porta a comprendere la bellezza delle cose.”

Il kintsugi è un’antica arte giapponese che consiste nel riparare vasellame rotto incollando i frammenti con polveri preziose, tipo oro o argento, mettendo volutamente in evidenza le crepe e le spaccature, rendendole a loro volta le parti più belle e originali degli oggetti.

Ne è stata tratta una vera e propria filosofia di vita nella quale bisogna pensare che le crepe e le spaccature dell’esistenza di una persona non devono essere nascoste come una vergogna, e men che meno la vita stessa debba essere considerata come inutile. Al contrario dobbiamo fare in modo che le “ferite” siano ben visibili, perché soprattutto grazie a queste noi siamo ciò che siamo.

Tutti noi abbiamo la tendenza a mascherare, se non addirittura a negare, esperienze negative, scelte sbagliate, paure e tragedie che abbiamo vissuto, convinti che queste cose ci svalutino di fronte agli altri. Pensiamo che possano rappresentare delle debolezze che ci espongono al giudizio altrui, dando anche per scontato che il giudizio stesso sarà negativo e comprometta un’ utopistica ricerca di perfezione.

Per dare un piccolo esempio, racconto un episodio della mia adolescenza: durante una gita scolastica, dove si dormiva qualche giorno lontano da casa, trovandomi con le spalle al muro, confessai ai miei compagni di stanza la paura che avevo del buio e del dormire accanto alla finestra. Tra le risate e le prese in giro, mi sono poi reso conto di come io invece mi fossi sentito da quel momento più leggero e meno vulnerabile. Avevo palesato una mia debolezza, ma paradossalmente mi sentivo più forte.

Da quel giorno, sono passati tanti anni e ho scoperto di avere tanti difetti, fragilità e limiti, ma, grazie ad essi, mi sono anche saputo esaltare e ottenere dei successi. Ho attraversato tanti cambiamenti e spesso mi sono ritrovato a raccogliere i miei cocci. Invece di buttarli via ho voluto però ricostruire e rigenerare, e la forza per farlo l’ho attinta da queste “ferite”, non nascondendole ma facendole vedere bene.

Mi piace pensare che le “crepe” delle nostre vite siano in fondo la parte più bella e interessante di noi. Perché è da lì poi che filtra e entra la LUCE!

Ascoltiamo Recalcati…

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