“Per condividere ed esprimere emozioni occorre essere aperti, ricettivi e generosi”

Nel coaching, se si vuole ottenere un risultato, la qualità importante che il coach deve possedere è quella dell’empatia, cioè quella capacità di immedesimarsi e fare propri i sentimenti e le emozioni dell’altra persona.

Ora, è vero che le doti umane non si vendono un “tanto al chilo” e quindi essere empatici è un dono naturale, ma ciò non esclude che si possa accrescere e migliorare questo aspetto, che spesso viene fuori solo nei rapporti umani più stretti.

In poche parole, bisogna essere REALMENTE interessati a quello che l’altro ha da dire. Questo è fondamentale. Chi abbiamo di fronte potrebbe anche capire che stiamo recitando un ruolo o che ascoltiamo per educazione, ma alla fine, a prescindere da quello che ci racconterà, non ci rimarrà nulla se non ci mettiamo sulla stessa lunghezza d’onda del suo cuore. Anche la sua capacità di essere aperto e sincero nel raccontare le sue emozioni potrebbe venir meno.

Il “COME STAI?” che viene ripetuto centinaia di volte al giorno, con tutti, al telefono o di persona, ormai è solo un’estensione del saluto e le risposte sono più scontate della domanda: “Tutto bene, tutto a posto!”

Importantissimo, invece, è far capire che le gioie, così come le preoccupazioni e i problemi, riusciamo a condividerle nel nostro animo e che comprendiamo. Questo genera poi quell’intesa, e mi viene da dire anche quel benessere, che ci fa stare insieme a un altro individuo.

Nel domandare a una persona “Come stai?” in merito ad una determinata situazione, non bisogna cercare di capire cosa uno sta facendo e poi fargli la “lezioncina”, non bisogna raccogliere dati statistici o “confessioni” per poi emettere il proprio giudizio. Occorre entrare nel suo animo e capire chi è e cosa sta provando.

Il “COME STAI?” deve quindi acquisire il significato di “Dimmi cosa provi dentro di te. Ti ascolterò e capirò“. Insomma, bisogna “mirare al cuore”, alle emozioni, ai sentimenti, non al soddisfacimento della propria curiosità. Questo conta.

Il colore preferito, la canzone preferita, il viaggio più bello, possono certo darci qualche indicazione, ma io sto parlando di altro.

Molti, credo anche per autodifesa da eventuali sofferenze, preferiscono mantenere il distacco, non “rischiare” di rimanere coinvolti emotivamente, ma la differenza sta tutta lì. Quando accade è un vero peccato perché credo che l’empatia sia in fondo l’anticamera dell’amore e per la paura di soffrire ci si mette una corazza, spessa e dura, illudendoci di farla franca.

Lo posso comprendere, ma in questo modo, a volte, si perdono occasioni, persone, “treni” importanti.

Comunque, sono anche convinto che le persone distaccate e glaciali di cui questo mondo sembra pieno, hanno solo paura e sono in realtà molto più dolci e sensibili di quello che vogliono apparire. Un po’ come un tortino al cioccolato: freddo fuori, caldo e dolcissimo dentro.

Un ultima cosa: l’empatia non ha genere, razza, età, religione o nazionalità. C’è o non c’è. Significa che non è scontata ma può esserci tra qualsiasi tipo di persona e un’altra.

BUON NATALE A TUTTI! Ma proprio tutti.

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